…e “il cammino”, questa esperienza bellissima ed emozionante, si è conclusa. Abbiamo sicuramente imparato molto. Tutto quello che ci siamo disposti ad accogliere e condividere… sicuramente abbiamo scoperto che non ci sono limiti se non quelli che ci poniamo… sicuramente abbiamo imparato che quello che importa è il coraggio di un passo alla volta…
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La prima ad intuire che qualcosa non andava sono stata io. Un giovedì del mese di maggio 2011, seduta sul divano della mia casa, preparavo con attenzione l’argomento che il sabato successivo avrei dovuto presentare ad un convegno. Intenta nella lettura non feci caso alla mano che involontariamente andava a toccare una zona dura, assolutamente non dolente, nel cavo ascellare sinistro.
La mia esperienza con la malattia inizia il 7 dicembre 2011, una data che non potrò mai dimenticare, quando durante una visita senologica mi viene diagnosticato un tumore alla mammella. Da quel momento la mia vita viene stravolta. Ovviamente il mio primo pensiero è andato innanzi tutto alla famiglia, a mio marito, a mio figlio, che allora aveva solo tre anni.
Quante domande la malattia ti pone. Quante ne pone agli altri che ti osservano, ti sostengono, ti suggeriscono.
E quante domande tu poni a te stessa, a lei (la malattia), alla tua vita stessa. Si! Poni domande alla tua vita stessa. Spesso non trovi risposta. Spesso devi inventarti una risposta in mezzo ad un assordante silenzio. Cosa cambia rispetto a prima? Praticamente la malattia ti invita e suggerisce di cambiare tutto. Tutto. Anzi, te lo impone.
Nel 2000 durante una visita di controllo mi è stato diagnosticato un “carcinoma”, ma non sapendo ancora di che si trattasse, domandai al medico cosa significasse quella parola. La risposta fu scioccante e solo in quel momento mi resi conto della gravità della malattia. Lascio immaginare il mio stato d’animo del momento, così come le mie preoccupazioni che si sono moltiplicate al solo pensiero di come avrei affrontato la mia famiglia nel dare questa brutta notizia. Tutto questo con un pianto che mi ha accompagnato durante tutto il tragitto dall’ospedale a casa.