Coppia abbracciata guarda il tramontoIl tempo. Quel tempo che pare essersi fermato ad un caldo, ma allo stesso tempo gelido 31 agosto, quando due parole, formulate forse in modo troppo crudele, forse con fare troppo superficiale, ma comunque chiare e pungenti, hanno colpito dritto al cuore: “tumore maligno”.

Due parole che hanno trasformato quel caldo pomeriggio di agosto in una gelida sera invernale, dove a farla da padrona erano le lacrime che scendevano come pioggia torrenziale in autunno, il grigio sceso su di me, come le buie giornate d’inverno, la paura, la rabbia, l’incredulità. E poi le mille domande tra cui una fra tutte rimbombava nella mia mente: perché?

In pochi istanti, mentre incredula stavo sdraiata in un lettino ambulatoriale cercando di capire cosa mi stesse succedendo, ho rivissuto i momenti più belli della mia vita a ritroso, come il riavvolgersi veloce della pellicola di un vecchio film, nella mia mente sono passate rapidamente le diapositive di una ragazza sorridente e allegra che ha percorso le tappe della vita con non pochi ostacoli ma sempre col sorriso e sempre forte e circondata da tanto amore e persone speciali. Vedevo piano piano quella ragazza “diventare” bambina, correre e saltare all’aria aperta, giocare spensierata con gli altri bambini, ridere e cantare a squarciagola tra le ginocchia del suo papà e ascoltare estasiata i racconti dei suoi nonni.

E come se il film fosse stato interrotto dalla pausa tra primo e secondo tempo, ho riaperto gli occhi. Sempre sdraiata su quel lettino, ho asciugato le lacrime, mi sono messa seduta e ho preso in mano la “cinepresa”. Sì, perché era giunto il momento di mettersi in piedi e iniziare a girare il secondo tempo!!

Un secondo tempo nel quale quella bambina iniziava a crescere e ad affrontare una battaglia con un male a lei totalmente sconosciuto, un male che ha sempre fatto paura ma che è sempre stato vissuto da spettatrice e non da protagonista. Era giunto il momento di mettermi alla prova, rimboccare le maniche e fare di quella bambina spensierata e allegra una guerriera dalla corazza dura che spinta dalla forza dell’amore per lei, per la sua vita e per le persone speciali che la circondano iniziava una battaglia ad armi impari facendo dell’ottimismo la sua arma vincente.

Ed è così che iniziano a cambiare le mie giornate, un tempo caratterizzate da una routine quotidiana arricchita da piccoli ma speciali momenti di svago e distrazioni, una giornata dove ci si alzava la mattina e ci si preparava per affrontare una mattinata di lavoro, si tornava a casa per condividere i momenti conviviali con i propri cari e si ripartiva per affrontare la serata lavorativa tra numeri e persone. E poi arrivava il momento speciale alla sera quando finalmente ci si poteva dedicare a se stesse e alle persone amate, una vita caratterizzata dall’attesa dei giorni di vacanza per poter organizzare il prossimo viaggio alla ricerca di tradizioni e luoghi sconosciuti che mi potessero arricchire l’animo e lo spirito.

Ora tutto cambiava. E la cosa più dura è stata aver dovuto mettere in “pausa” quei progetti che iniziavano a prendere forma prima di quel  31 agosto… progetti che finalmente permettevano di dedicarmi alla mia felicità, al mio futuro e al mio amore. Progetti in cui quella bambina del film finalmente stava diventando donna e cominciava a mettere su i mattoncini per costruire la sua famiglia, la sua casa, e il suo amore.

Ma è proprio con l’aiuto, la comprensione e l’amore di quella persona che la piccola donna ha solo momentaneamente fermato quel tempo per combattere insieme quella battaglia, la cui vittoria ci avrebbe permesso di sederci sereni sul divano e riprendere in mano la nostra vita e il nostro futuro. E le giornate iniziano a cambiare: ti svegli la mattina e il primo passo è quello verso l’armadietto delle medicine, dove inizia la cernita di quelle da prendere per prime, di quelle che tieni sempre in tasca con la speranza di non doverle prendere mai e di quelle che dopo  21 giorni dovrai riprendere.

La mia agenda inizia a prendere un aspetto differente: non più gli appuntamenti dei vari clienti e dei diversi enti da visitare, ma un’agenda con scadenze e appuntamenti ciclici tra ospedali, ambulatori e uffici burocratici. La mia scrivania inizia a cambiare colore: non più cartelline colorate delle varie pratiche ma le diverse buste bianche dei numerosi centri ospedalieri, ricette, referti, cartelle cliniche ed esami vari.

Ora non c’era tempo per organizzare il prossimo viaggio, ora il tempo è dedicato a pensare a domani, a come mi sarei svegliata la mattina seguente, a quanto le mie gambe avrebbero avuto la forza per farmi stare in piedi e le mie braccia mi avrebbero permesso di svolgere i piccoli gesti quotidiani. Il programma più lungo che si potesse fare era quello relativo alla terapia da ripetere dopo  21  giorni e piano piano la vita veniva vissuta giorno per giorno, ora dopo ora.

Ma una cosa, come in passato e come sarà in futuro continua a caratterizzare le mie giornate: l’avere accanto e il combattere questa battaglia insieme alle persone che amo e con l’ottimismo e la certezza che presto sarò pronta a ricalcare “play” e a far scorrere quel film dal punto in cui è stato bloccato, ma con una diapositiva in più.

È vero, certe esperienze ti cambiano la vita, ma è anche vero che nel male c’è sempre quel piccolo, ma allo stesso tempo immenso “qualcosa” che oltre a cambiare la vita la arricchisce. Sarà il fatto di ritrovare in te stessa la persona che non pensavi di essere, sarà il fatto di renderti conto che le persone che ti amano sono sempre li vicino a te, anche quando fisicamente non sei più tu, anche quando caratterialmente ed emotivamente attraversi momenti di rabbia e di insoddisfazione e momenti di abbandono per poi riprendere la situazione in mano e tirare fuori quella grinta e quella forza che ti fanno andare avanti. Sarà il fatto di aver potuto conoscere persone che come te combattono questa battaglia, o battaglie ancora più dure, e nonostante tutto sono lì di fronte a te e ti sorridono, ti incoraggiano, ti danno forza, persone con le quali puoi condividere tutto, i tuoi momenti di sconforto accompagnati dalle lacrime, i tuoi momenti di gioia seguiti da tante risate e tanta voglia di fare e andare avanti.

La mia vita è cambiata e forse nulla tornerà più come prima, ci saranno sempre le paure legate al ripresentarsi del male, ci saranno le angosce ogni volta che sentiamo qualcosa di strano nel nostro corpo, ci saranno le ansie e le paure ogni volta che faremo un controllo. Ma è giunto anche il momento di incamminarci di nuovo per quel bellissimo viaggio, quel fantastico film della nostra vita e riprendere in mano le nostre abitudini i nostri gesti quotidiani e soprattutto i nostri progetti, con la consapevolezza che tanto mi ha tolto la malattia, ma altrettanto mi ha donato la vita.

E come nei più bei film, si spera sempre nel lieto fine. Ma ancora c’è tanto da girare e da vivere, la fine migliore è la consapevolezza di sapere che con l’aiuto degli specialisti, con l’aiuto delle strutture, ma soprattutto con l’amore di chi ti sta vicino, sia di chi lo è sempre stato sia di chi hai incontrato nel tuo cammino, e con la fede in quel Dio in cui ognuno di noi crede, la malattia si può e si deve affrontare con alti e bassi e soprattutto la nostra vita dobbiamo continuare a viverla e condividerla con chi vicino o lontano ci tende la sua mano in segno di aiuto e di amore.