Donna ritratta di spalle“….e intanto il tempo se ne va tra i sogni e le preoccupazioni, le calze a rete han preso già il posto dei calzettoni….”

Cantava così qualche tempo fa Adriano Celentano:  Dio solo sa quanto io abbia sperato e spero di poter vedere quel tempo che se ne va e, soprattutto, quei calzettoni che ora Marta e Matilde indossano, trasformarsi in calze a rete.

Certo che, quando la malattia ti colpisce (un tumore al seno, nel mio caso) la percezione del tempo cambia.

Per Celentano era un tempo che passava quasi con rammarico, per me un tempo che passa con la prospettiva del domani: un domani che improvvisamente non è più così certo come credevo.

Il mio tempo ha preso sfumature molto diverse: è diventato lento ed eterno quando avevo un ago infilato nel braccio, o quando ero buttata in un letto e non riuscivo nemmeno a sollevarlo quel braccio.

Che differenza rispetto all’anno prima quando invece speravo di avere almeno dieci minuti per coricarmi e riposare dalle fatiche quotidiane:  allora si che il tempo scorreva veloce!

È diventato triste, quando, incontrando amici o colleghi dell’università che non vedevo da tanto e che la malattia ha fatto riavvicinare, ripensavo ai bei tempi andati, quando le difficoltà erano solo una cosa lontana.

Ma forse, e qui concludo, è diventato un tempo di qualità perché ho imparato ad apprezzare tutte le cose che mi succedono ogni giorno, siano esse sogni o, perché no, preoccupazioni.