luce tra i ramiSono Angela e nella mia vita il cancro, oggi lo posso dire, è diventato storia. L’ho incrociato nel lontano ma non troppo 1994, avevo  40 anni, due bambini, uno di 13 e l’altro di 8.

L’incontro è avvenuto per caso. Una rotondità nel mio seno che quando l’ho scoperta sembrava un macigno e che con la stessa sensazione di enormità ha oscurato la mia vita e la vita della mia famiglia. Il mondo mi crollò addosso. Il terrore e l’angoscia hanno occupato la mia vita e il mio cuore sino a stordirmi. Tutto attorno ruotava allo stesso ritmo. Dentro il vuoto e il buio.

Tutto e tutti attorno cercavano di rassicurarmi, ma niente donava pace al mio cuore e alla mia mente. Non so neppure dirvi in quale ordine questa confusione occupava la mia vita.

Tempo qualche giorno, che in quella situazione è sembrato un’eternità, ed ebbi la diagnosi:  carcinoma infiltrato di III  grado. Dalla comunicazione della diagnosi ho attraversato l’inferno e mi ripetevo la domanda più semplice e se vogliamo poco logica: PERCHÈ PROPRIO A ME?

Angoscia, disperazione, ansia, paura, terrore, pianto, buio buio e ancora buio… Niente mi aiutava a guardare con gli occhi della ragione questo percorso che mi si stava aprendo davanti.

Andai a chiedere un nuovo parere all’IEO (Istituto Europeo di Oncologia) dove mi confermarono la diagnosi. In quei giorni l’unico pensiero era togliere da dentro di me quella “cosa” che non mi apparteneva e che aveva destabilizzato il mio mondo tranquillo. Entrai in ospedale preda di questa paura paralizzante che non mi aiutava a riprendermi in mano. Mi sentivo spaesata e confusa.

Ricordo quei giorni con lucidità. l’accoglienza in reparto, le mie compagne di stanza e di avventura. Ho scoperto un mondo sconosciuto dove l’esperienza di dolore ha incontrato solidarietà e condivisione, addirittura una ritualità di accoglienza che rafforzava il cameratismo.

Ho superato questo mio tempo attraverso la fede e il pensiero del desiderio di veder crescere i miei ragazzi. Ho sperimentato come le parole a tratti siano difficili da usare per “dire” questa esperienza. Mio marito era spaventato e mi è stato accanto con un silenzio ricco di significati.

Con l’intervento un pezzo di me era stato tolto. Quel mio tempo è stato un tempo delicato dove il bisogno di sostegno e di conforto cozzava con la paura e il desiderio di solitudine, il bisogno di conforto e la tristezza del momento.

Ho trascorso due anni nel recupero della quotidianità e della serenità che mi era stata tolta in un attimo impercettibile, sino al giorno in cui mi accorsi della presenza di un piccolo nodulino vicino alla cicatrice. Precipitai in un nuovo baratro.

Sembrava l’inizio, anzi molto molto peggio. Nuove corse per capire, per sentire pareri, per ritrovarmi al punto di partenza, in quella sala operatoria che due anni prima mi aveva visto per la prima volta.

Nuovo percorso: chemioterapia, radioterapia, terapia ormonale. Sono stati giorni tremendi, faticosi, a tratti bui. Dopo una nuova ricaduta e nuove terapie la risalita. Non ho mollato. Ho continuato a cercare la luce, la serenità, la rinascita.

Da allora sono trascorsi 20 anni. Tanti penserete, un soffio dico io. I ragazzi sono cresciuti e io so di avere molto da dare nel senso della speranza. Il cancro può diventare storia che può essere misurata in anni.

Oggi ringrazio chi con me ha condiviso questo pezzo di strada non sempre facile.

Insieme siamo più forti. Insieme possiamo vincere la paura e il senso di solitudine che a tratti ci assale. Grazie anche a questo nostro essere gruppo che ci aiuta, nel nostro aiutarci, a vivere la realtà con la serenità del sentirsi sostenute e incoraggiate.